martedì 30 marzo 2010

La doccia

Sono passati un pò di giorni...Ci sono alti e bassi, ma sembra che la situazione si stia stabilizzando. Oggi è stata una bella giornata, anche se stasera ho notato dei brutti segni...Spero che domani mattina non si scateni la tempesta. Comunque domenica ho avuto la forza di farmi una doccia, finalmente. E' stato liberatorio. Tra un mese ho il primo esame, ho iniziato a preparami. Ho ordinato i libri un mese fa, ancora non è arrivato nulla, sono piuttosto incazzato. Il tempo scorre, la sessione di esami si avvicina, e non so dove mettere le mani. Devo dare almeno 6 esami in 4 mesi, spero di farcela.

C.

mercoledì 17 marzo 2010

Ho paura

Ho paura di uscire di casa. Ho paura di uscire di casa, perchè non saprei cosa mi aspetta quando torno. Stamattina sono rimasto in casa, ho detto che la tale lezione non era importante. Cazzate. Ma oggi pomeriggio mi tocca, mi tocca davvero. Ieri ho pregato, ho pregato perchè stamattina doveva andare tutto bene. Il babbo è a casa, dovevamo portare fuori il cane. Apro gli occhi, tutto tace. Prego ancora. Dio, ti chiedo solo di darmi una mattinata di serenità, di non farmi uscire questo pomeriggio coi pensieri. Sento i miei che parlano, mia madre si allaccia qualcosa. Mio babbo dice "Cavolo, ne ha di bottoni...!" Basta questo, mezz'ora di urla. Mi alzo, mi vesto, usciamo in macchina, Portiamo il cane in riva al fiume. Scene da matti per nulla, mi azzardo a dire qualcosa, non riporto la risposta. Per fortuna al ritorno mia madre si è infilata nel letto, spero che dorma anche tutto il pomeriggio. E' strano. Quando ero piccolo, i miei litigavano in cucina, con la porta chiusa, e io mi nascondevo per origliare, non capivo molto, ero piccolo. Poi verso i 14 anni ho iniziato a fregarmene. Mi chiudevo in camera, con la testa sotto il cuscino, ho ancora meglio con le cuffie nelle orecchie e la PSP, volume al massimo per non sentire nulla. Invece da un pò devo di nuovo ascoltare quando litigano, voglio sentire, capire perchè, se qualcuno ha ragione o se posso fare qualcosa. Ho capito solo che discutono per delle cazzate, ma davvero delle cazzate insignificanti, e questo mi fa stare male. Oggi devo uscire, ho solo paura di tornare e trovare solo uno dei due in casa.
Pregherò che non sia così.

C.

lunedì 15 marzo 2010

Lunedì mattina

Oggi sarei dovuto tornare all'università...In realtà non avevo voglia di lasciare mia madre da sola, mi è venuto in aiuto il fatto che le lezioni di oggi sono state annullate, avrei solo un ora. Che diamine, ci metto, andata e ritorno, tre ore, cosa vado a fare per un ora di lezione ? Sto a casa. Apro gli occhi alle 8, tutto fa silenzio, il cane russa. Mia sorella si sveglia alle 8:30, mia madre alle 8:40. Urla. Mia sorella ha fatto la lavatrice del nero, e non ha lavato il suo body. Cavolo. Fino a 7 anni fa, mia madre era incazzata perchè mia sorella non faceva nulla. Poi mia sorella, stufa, ha iniziato a lavarsi e stirarsi la sua roba. Davvero, mia madre non gli ha più lavato un calzino. Solo una volta gli ha chiesto di lavargli la divisa che non aveva tempo (apriti cielo...). Allora da 7 anni mia madre è incazzata perchè mia sorella lava e stira solo la sua di roba...Vorrei dirgli che dovrebbe ringraziare che ha meno da fare, ma non penso funzionerebbe.
Mia sorella lavora tutti giorni, sabati e domenica compresi, dalle 9:30 alle 20:00, a volte nemmeno torna per pranzo. A libero solo il giovedì, a volte anche un pomeriggio a caso, ma non sempre. Mio padre lavora la notte tutte le notti pure la domenica meno il mercoledì (tranne d'estate, quando lavora anche il mercoledì), 11-12 anche 13 ore di fila. Io sono all'università dalla mattina alla sera, oppure o da studiare per gli esami.
So di essere stronzo, ma tu, mamma, che non lavori, perchè non vuoi fare le faccende di casa ? Perchè ti arrabbi se quando siamo a casa ci riposiamo ?
Mia madre fa colazione, io mi alzo, alle 9 portiamo fuori il cane. Potrebbe essere una cosa tranquilla. Potrebbe. I cassonetti vicino casa sono stracolmi, qualcuno ha lasciato i sacchi della spazzatura fuori. Sono arrivati dei cani, li hanno rotti e rovesciato il contenuto per strada. Mia madre vuole telefonare agli spazzini. Mi lascia il cane, inizia a chiamare continuamente i numeri verdi sui cassonetti, non risponde nessuno. Vabbè. Continuiamo a passeggiare. Altri cassonetti. Guardo dentro, sono mezzi vuoti. Fuori c'è una televisione rotta e un mobile, sono li da almeno 6 anni, visto che sono sulla strada che facevo per andare a prendere l'autobus in prima liceo, ed erano già lì. Mia madre rifà gli stessi numeri. Nulla, si arrabbia, dice che vuole chiamare Striscia, il Gabibbo...
Continuiamo. Andiamo a zig zag. Sembra tranquilla. Poi inizia a inveire a casaccio. Faccio finta di nulla, saliamo in casa. Lei lava il cane, mentre io preparo le sue crocchette. Finalmente riesco a fare colazione, sono le 10:10. L'unica cosa che deve fare mia madre è portare dei soldi in banca e incontrare una sua amica vicino casa alle 12. Inizia a urlare, che camera mia è un disastro, che non facciamo nulla, che quando aveva 2 anni suo madre l'aveva picchiata, che a 14 suo padre l'aveva insultata...Non so che fare, se mi vede mettere a posto, s'incazza, dice che tanto lo fa lei dopo. Mi aggiro per casa, memorizzo quello che devo fare appena lei se na va. Un pò di cose le sistemo...Che ci fa la spazzola del cane, il termometro e un pacco di cicche vuote sul tavolo della sala ? Mah...Sento che fa rumore nel bagno...Per un attimo penso che lo polusce. In realtà ha rovesciato un vaso, uno di quelli pieni di sassi di vetro colorati. Perchè mia mamma, quando gli girano, rompe. Ma rompe in senso letterale. Non come nei film (o forse nei cartoni...?) che le donne isteriche tirano i piatti...Lei semplicemente dove passa urta, e spesso apposta, di rabbia, e poi spacca. La famosa ciotola era una metafora, ma una ciotola vera la rotta. Ha pure rotto un mio portapenne, la fatto cadere dal mobile, e la pure calciato. E' pieno di liquido, è crepato e perde. La ciotola l'ho incollata, anche se un pò di pezzi mancano. Il portapenne lo spalmato di UHU, con un vecchio pennello, le crepe sono chiuse, tiene, ma ha perso molto liquido. Stamattina ha pure rotto una tazza di mia sorella. Lei ci teneva dei fiori di legno, era bella. L'ho reincollata, ma una parte è sbriciolata, non riparabile. Mia sorella s'incazzerà come una iena, dovevo buttarla via. Mia madre si veste, intanto mi fa cercare un negozio in città che venda roba della GAS, deve comprarsi una cintura. Nulla, stupida marca, mi viene fuori di tutto, cerco '"abbigliamento+gas+nomecittà", mi viene fuori un idraulico, uno che vende auto a metano e la società del gas. Fanculo Google. Vado in bagno. Faccio quello che devo fare. Guardo, non ha un bel colore. Mi pulisco. Sangue. Sono già due giorni. Non dico nulla a nessuno, sono già fuori di testa di loro, quando si calmeranno magari li informo. Mamma esce, mi dice che non c'è la con me, e che oggi andremo in città. Terrore. Dove andremo ? Appeno sento partire il motorino, via. Sono le 11:10. Mi fiondo in cucina. Vuoto la lavastoglie, la riempio di roba sporca. Tempo 7 minuti, di cui 2 per scrostare un mestolo sporco di pesto. Il pesto secco è una brutta bestia, sappiatelo. Poi in sala, pulisco il tavolo, tolgo la roba che mio padre ha lasciato in giro. Cazzo, dopo 30 anni di matrimonio, ancora non capisce il minimo. Lascia le tazze in giro, le lattine di birra vuote sui mobili, la schiuma da barba sul lavandino. Su questo mia mamma ha ragione, sono delle cazzate che potrebbe anche pensarci lui...Vedo la sega sul mobile. E' lì da una settimana. Sabato l'aveva rimessa a posto, guardacaso gli serviva proprio quel giorno. Ha segato i rami morti del tronchetto (dannata neve...). Ma poi è finito lì. Ha lasciato il sacco pesantissimo sul terrazzo, terra e pezzi di foglie in giro. Prendo l'aspirapolvere, pulisco meglio che posso. Ci vorrebbe lo straccio bollente, diamine. Nascondo il sacco, dirò oggi a mio padre di portarlo fuori. Vado in camera mia, la pulisco e la riordino. Orologio. Sono le 11:40. Dò la velina per terra in sala. Ci sono dei gatti di polvere talmente grossi che mi tocca prenderli in mano. Schifo. Ho tempo, mia madre non tornerà in casa, andrà direttamente dalla sua amica. Lavo le caffettiere, pulisco il tavolo, pulisco il lavandino. Tanto mia madre non si accorge di nulla. Evidentemente, pensa che in casa, i vetri, gli specchi, il televisore si spolverino in automatico, che i vestiti che lascia in giro tornino a posto camminando, che il cane si riempia la ciotola dell'acqua da solo o che il sacco della spazzatura pieno magicamente si trasforma in uno vuoto, e tante altre cose che da per scontate. Cazzo, faccio la metà delle cose che fai tu, eppure manco te ne accorgi.
Non perchè mi piace la casa pulita, ma solo per non farti incazzare.
Chiamo mio padre. Dice che oggi la mamma vuole portarmi alla mostra in città. Cazzo, cazzo, cazzo. Mia sorella aveva preso il pomeriggio libero apposta domani. Mia madre non verrà mai con mia sorella, e non vorrà che ci vado due volte. Se non vado con lei, si offenderà a morte. Farò uno sforzo, scusami sorella, mi tocca andare con mamma, che magari si calma. Mi guardo in giro. cosa faccio ? Ormai sono le 12:30. Aggiorno il mio blog.

C.

domenica 14 marzo 2010

Voglia di sorridere

Se questo blog vi deprime (è solo in quarto post, ma non si sa mai...), potete fare un giretto nell'Angolo delle vacuità. Questo nuovo spazio è nato per parlare il più possibile di cose simpatiche e leggere, e perchè no, anche un pò vacue.

Continuerò a scrivere qui i miei pensieri sulla mia vita.

C.

La puzza

Puzzo. Sia chiaro, sono sempre stato una persona pulita, per quanto maschio e ancora per poco adolescente, ho sempre avuto una certa igiene. Mi lavavo i capelli anche una volta al giorno, d'estate una doccia al giorno, d'inverno magari ogni due. Ma comunque mi piaceva essere pulito. Non è così quando sto male, fisicamente o solo nella testa. C sono persone che smettono di mangiare, altri magari bevono, o stanno sempre a letto...Io semplicemente quando sto male non mi lavo. Stamattina mi sono guardato allo specchio. E' passata una settimana, ho i capelli unti, l'olio mi cola sulla fronte. Mi puzzano i piedi, e avrei bisogno di una pulita generale. Ieri, dopo 5 giorni, avevo ceduto almeno sul farmi la barba e sulle ascelle. Uno potrebbe dire, embè ? E' solo una settimana...Una settimana con addosso gli stessi vestiti, quasi sempre nel letto a sudare...Sì, puzzo. La mia è una protesta silenziosa, un rifiuto al cambiamento, mi laverò quando tutto tornerà come prima. Non posso piangere, non perchè sono un "uomo" o ho 20 anni, ma perchè non mi è concesso in questa casa, sembra che non ho diritto di piangere o di stare male. Allora non mi lavo. La mia pelle puzza, tanto. Spero prima o poi che mia madre se ne accorga...Almeno così per una volta quello che gli uscirà dalla bocca non sarà una bestemmia, un urlo, un insulto verso qualcosa di lontano e passato, o verso mio padre. Ma sarà un semplice "lavati". Dimostrerebbe che ancora qualcosa di me gli frega, che esiste ancora qualcosa oltre a lei e alle sue ossessioni. Forse mi laverò i capelli, iniziano a darmi fastidio. Ma la mia pelle continuerà a puzzare.

C.

sabato 13 marzo 2010

La ciotola

Questa è la storia di una famiglia, una famiglia come tante. Un giorno un ragazzo e una ragazza si invontrano, e decidono di sposarsi e mettere su famiglia. Si trasferiscono in un appartamentino, piccolo ma accogliente, e lo arredano con gusto nonostante i pochi soldi. Un giorno la giovane moglie entra in un negozio, e nota una ciotola. Ai suoi occhi era bellissima, di ceramica e tutta dipinta di fiori, e decide di portarla a casa. La sistema davanti all'ingresso, in modo che tutti, soprattutto il marito, la possano vedere. Passano gli anni, prima arriva una bellissima bambina, poi un bambino sorridente. Questi crescono bene, nell'amore della famiglia. Col tempo, il padre aveva preso l'abitudine, rientrando a casa, di buttare le sue chiavi nella ciotola. Negli anni, la ciotola si era un pò rovinata, ma la mamma non ci faceva caso, rimaneva la sua bellissima ciotola.
I figli cresevano bene, andavano a scuola e avevano tanti bei giochi. Il figlio sorrideva sempre, e aveva instaurato un rapporto speciale con la sua mamma, l'amava tanto.
Poi un giorno, il padre urtò la ciotola, che caddè per terra, frantumandosi in tanti pezzi. Provò a nascondere maldestramente la cosa, ma non ci riuscì, e la mamma se ne accorse. Qui arrivarono i pianti, le urla, le accuse...La sua bellissima ciotola era rotta, e per le era ormai irreparabile. Il padre sosteneva che non l'aveva fatto apposta, come avrebbe potuto ? Per lui bastava un pò di colla...La madre continuava a piangere, il padre continuava ad arrabbiarsi, la figlia bellissima era sempre fuori con le amiche, e il figlio sorridente non sorrideva più, era sempre in casa a vedere sua madre che piangeva. Il padre disse allora che tanto valeva buttarla via, se per la madre era davvero irreparabile. Ma la madre si oppose con tutte le sue forze, quella era la sua bellissima ciotola, non poteva essere buttata via. Ma continuava a piangere sui cocci. Un giorno il figlio si stufò, prese la colla più potente che aveva in casa, raccolse tutti i pezzi della ciotola e li incollò insieme. Qualche pezzettino mancava, ma il più l'aveva ricomposta. Per lui era come nuova, e la rimise all'ingresso. Il padre era soddisfatto, aveva visto giusto, bastava solo un pò di colla...Ma la madre non era contenta, continuava a vedere le crepe, e pensava alla ciotola rotta...Passarono gli anni...La madre continuava a pensare a quelle crepe, giorno e notte, come un tarlo che le rodeva l'anima e la mente...Ogni volta che passava nell'ingresso, non poteva non guardare quelle orribili crepe...Non aveva più un attimo di felicità.
Quando la famiglia era riunita la sera davanti al televisore, la madre continuava a guardare il vuoto, assorta, a pensare a quelle dannate crepe. Il marito aveva ripreso a buttare le chiavi, ma stavolta ogni nuova riga sulla ciotola era motivo di pianti e urla...Perchè ogni nuova riga, sebbene insignificante, dava motivo alla madre di rinfacciare la rottura della ciotola da parte del padre. Allora il padre smise di buttare la chiavi. Continuarono a passare gli anni, e l'ossessione per le crepe continuò a crescere, e la madre non pensava ad altro. Il figlio era disperato...Aveva lui reincollato la ciotola, e negli anni aveva provato a stuccare ogni nuova crepa, a lucidare la ciotola, ma nulla...Negli anni iniziò a nutrire un rancore profondo per la madre, che stava rovinando la vita alla famiglia solo per una stupida ciotola. Si accorgeva che anche quando la madre sorrideva, in realtà con la testa era alla ciotola...Anche quando andavano a mangiare fuori, anche quando tutti insieme portavano il cagnolio a spasso sulla spiaggia, anche il giorno del suo diciottesimo compleanno...Anche quel giorno litigarono per la ciotola. Il figlio, che ora non sorrideva più da anni, non capiva come per sua madre una ciotola fosse più importante di lui.
Intanto la madre non viveva più, negli anni aveva sviluppato un odio profondo per il marito, ed era ormai convinta che avesse rotto la ciotola apposta, che l'aveva fatto solo per fargli del male. E che ogni nuova riga era da lui premeditata. E un giorno scoppiò, senza ragione ricominciò a urlare, a piangere senza freno...Il marito era arrabbiato, non capiva il motivo, e continuava a gridare alla moglie che quello che diceva era falso, che non l'aveva fatto apposta, ma non serviva a nulla...La figlia bellissima che ormai aveva 30 anni, ma era ancora in casa, era sempre fuori, al lavoro o con le amiche. E il figlio, che ora frequentava l'università e non ricordava più cos'era un sorriso, non sapeva più cosa fare...

Vorebbe che sua madre decidesse finalmente...O buttare la ciotola, per sempre, o accettare che sia crepata, e farsene una ragione. Ma lei continuava a vivere nel tormento...E come lei tante altre donne/mogli/madri/mamme del mondo.

Come avete capito, la ciotola non centra nulla, è solo una metafora del matrimonio, di tutti quei matrimoni tenuti sù con la colla/figli, e di quel coniuge che non si decide a scegliere cosa davvero vuole.

Io attendo ancora la decisione di mia madre.

C.

giovedì 11 marzo 2010

L'Orologio Rosso

Il nome di questo blog, ''L'Orologio Rosso'', non ha un significato particolare. L'idea è nata dall'orologio rosso che ho nel desktop, in quanto sul momento ero privo di altre idee.

C.